Un racconto per augurare un buon Natale a chi ha paura…ma va avanti lo stesso!

di Monia De Marcellis

 

Maria era ancora lì, davanti a quella porta, incapace di muoversi. Come al solito la paura di essere in ritardo l’aveva spinta a uscire di casa in anticipo, così era arrivata mezz’ora prima all’appuntamento. Aveva la visita d’idoneità per diventare una donatrice e, sebbene fosse molto orgogliosa di questa scelta, era molto agitata. Si sentiva come quando la professoressa di storia scorreva il dito sul registro in cerca della persona da interrogare. La verità è che Maria non aveva un buon rapporto con gli aghi, aveva sempre cercato di starne lontana fin da piccola, facendo di tutto per non ammalarsi pur di evitare la puntura! Perché allora andare a donare? Sarà stato il periodo complicato che tutto il mondo stava vivendo, sarà stato il clima natalizio, un po’ particolare quell’anno, sarà stata la vista di tanta gente che soffriva…insomma sentiva il bisogno di fare qualcosa, qualcosa di buono per gli altri. Era stata sua zia Laura, donatrice di vecchia data, a suggerirle l’idea. “Donare è un gesto stupendo, aiuterai molte persone. Oggi ti faranno solo dei controlli quindi non impiegherai tanto. E non preoccuparti per l’ago, il personale è molto bravo e non te ne accorgerai nemmeno quando avranno fatto”. Ma Maria un po’ di timore ce l’aveva ancora. Era riuscita a non pensarci fino a quando non si era ritrovata lì, davanti alla porta. Mancavano ancora 5 minuti. Il suo flusso di pensieri si era interrotto solo per far passare due ragazze, anche loro lì per donare. Stava per immergersi di nuovo in quei pensieri tenebrosi quando sentì il telefono squillare. Era sua zia, conosceva le paure della nipote e aveva pensato che le sarebbe servito ricevere un po’ di sostegno a distanza.

“Pronto, zia?” rispose Maria.

“Ciao tesoro, come va? Sei già arrivata?”

“Sì sì, sto per entrare..” disse la ragazza cercando di nascondere la sua voce tremolante.

“Bene tesoro, stai tranquilla mi raccomando. Respira e vedrai che è più semplice di quello che pensi..”

“Amore, chi è al telefono?” chiese zio Riccardo.

“E’ Maria, sta andando a fare i controlli per vedere se può donare il sangue” rispose Laura con un sorriso.

“Un’altra donatrice! Che donne coraggiose, io ho troppa paura. Mi fa impressione, non so come ci riusciate…” commentò lo zio mentre prendeva l’ennesima fetta di tiramisù. Zia Laura però non voleva che i discorsi del marito potessero alimentare le paure di Maria così si allontanò sperando che la nipote non avesse sentito nulla. Ma la ragazza aveva sentito eccome e, alla fine della chiamata, si sentiva più agitata di prima. “Fai un bel respiro, è solo una punturina, una stupida e sciocca punturina” si ripeteva. “Certo che nessuno mi costringe a farlo, anche zia Laura mi ha ripetuto che se non me la sento non sono obbligata…” si disse mentre questa seconda opzione prendeva il sopravvento.

Basta, aveva deciso, avrebbe chiamato sua madre per farla venire a prendere. Mise la mano nella borsa in cerca del cellulare ma trovò qualcos’altro. Una volta tirata fuori si ritrovò a fissare il portachiavi a forma di fiocco di neve che le aveva regalato sua nonna tanti anni fa. Era ancora una bambina ed era andata in montagna con i suoi nonni e suo fratello. La nonna l’aveva incoraggiata a provare a sciare e, nonostante Maria fosse molto titubante, aveva accettato. Ricordava ancora la scena. Dopo la sua prima discesa la nonna le andò incontrò, l’abbracciò forte e le disse con un gran sorriso “sei proprio una bimba coraggiosa, bravissima! Hai visto? Le cose nuove ci fanno paura ma una volta che le conosciamo tutto diventa più facile. Ci vuole solo un po’ di coraggio”. E come premio per quell’impresa Maria volle proprio quello strano oggetto a forma di fiocco di neve. Il solo ricordo di quella giornata fece apparire un sorriso malinconico sul viso di Maria. Anche se la nonna non c’era più sentiva ancora la sua energia e il suo sostegno. Si girò verso la porta, fece un bel respiro ed entrò.

Un simpatico omone l’accolse all’entrata e, dopo averle raccontato un paio di storie del suo passato, le spiegò cosa doveva fare. Dopo aver compilato tutti i moduli si sedette in attesa di essere chiamata. Mentre si guardava attorno riconobbe le due ragazze entrate prima di lei. Erano sedute in fondo ad aspettare il loro turno e nel frattempo parlavano fitto fitto, proprio come due grandi amiche. Alle loro spalle c’era un bel bar e, se la sua vista non la ingannava, il barista aveva un cappellino di carta in testa, come quello che si usa per festeggiare i compleanni. Mentre era immersa in questa esplorazione sentì qualcuno rivolgersi a lei.

“Nervosa?” le chiese il ragazzo seduto alla sua destra.

“Un po’, devo fare la visita d’idoneità per diventare una donatrice” rispose Maria stringendo il portachiavi nella sua mano.

“Fantastico! Io l’ho già fatta e oggi farò la mia prima donazione!” rispose Andrea sorridente.

“Filoni” chiamò la voce metallica. “Andiamo Andrea, tocca a noi” lo richiamò suo padre.

“Allora ci vediamo dopo, in bocca al lupo!” le disse il ragazzo prima di allontanarsi.

Guardando tutta quella gente Maria sorrise pensando che sì, aveva fatto la scelta giusta.