La chikungunya è una malattia virale caratterizzata da febbre acuta e trasmessa dalla puntura di zanzare infette. La prima epidemia italiana si è verificata nel 2007 proprio in Emilia-Romagna. Fino ad oggi non erano più stati segnalati casi autoctoni, ma solo casi importati. Cos’è e come prevenirla.

Le cronache di questi giorni raccontano di problemi nella raccolta di sangue in Lazio come capitò in Emilia-Romagna nel 2007. Ma occorre ricordare che un allerta non significa un’emergenza. Le Avis seguono con attenzione l’evolversi della situazione coordinate dal Centro Nazionale Sangue che, insieme ai Servizi trasfusionali, gestisce i cali della raccolta attraverso le compensazioni tra regioni. Nonostante i casi autoctoni rilevati ad Anzio e Latina, il sangue e gli emocomponenti raccolti e trasfusi in Italia garantiscono a pazienti e donatori la massima sicurezza.

Sono 849 le unità di sangue già messe a disposizione dalle Regioni per sopperire alle eventuali carenze nel Lazio dovute ai focolai di Chikungunya a Roma e Anzio. Lo comunica il Centro Nazionale Sangue, precisando che le sacche provengono da dieci regioni: Calabria, Molise, Emilia-Romagna, Sicilia, Liguria, Lombardia, Marche, Provincia Autonoma di Trento, Veneto e Toscana, mentre le altre si stanno ancora organizzando anche con raccolte straordinarie. Alcune delle unità sono state già inviate, mentre delle altre è in via di organizzazione il trasporto.

“Chiediamo ai nostri donatori uno sforzo straordinario, certi che come sempre la risposta ci sarà – dice l’assessore alle Politiche per la salute, Sergio Venturi-. La nostra è una regione che ha nella solidarietà uno dei principi fondamentali. Il nostro sistema è forte, da sempre capace di garantire l’autosufficienza regionale e di fornire unità di sangue alle regioni che più ne hanno bisogno. Questo è il momento di dimostrarlo”.

I donatori che avessero transitato nelle aree considerate a rischio (e che elenchiamo di seguito) verranno sospesi per 28 giorni. Per ogni dubbio o domanda i donatori possono rivolgersi con fiducia alla propria Avis di riferimento telefonando per prenotare la donazione.

La sospensione si applica nei Comuni di:

Anzio
Roma
Latina
Guardavalle Marina (Catanzaro)

0
Casi AUTOCTONI confermati in Italia 2017
0
Casi AUTOCTONI non confermati nel 2017
0
Casi TOTALI in Italia nel 2017

Un po’ di Storia
La prima epidemia nota è stata descritta nel 1952 in Tanzania. A partire dagli anni Cinquanta, varie epidemie di chikungunya si sono verificate in Asia e in Africa. In Europa nell’agosto 2007 sono stati notificati i primi casi autoctoni in Emilia-Romagna.

Sintomi e quadro clinico
Dopo un periodo di incubazione di 3-12 giorni, si manifesta una simil-influenza che include febbre alta, brividi, cefalea, nausea, vomito e soprattutto importanti artralgie (da cui deriva il nome chikungunya, che in lingua swahili significa “ciò che curva” o “contorce”), tali da limitare molto i movimenti dei pazienti che quindi tendono a rimanere assolutamente immobili e assumere posizioni antalgiche. Il tutto si risolve spontaneamente, in genere in pochi giorni, ma i dolori articolari possono persistere anche per mesi. Le complicanze più gravi sono rare e possono essere di natura emorragica (ma non in modo così grave come nella dengue) entro 3-5 giorni, o neurologica, soprattutto nei bambini. In rarissimi casi la chikungunya può essere fatale, più che altro in soggetti anziani con sottostanti patologie di base.

Come arriva all’uomo
Il virus responsabile della chikungunya appartiene alla famiglia delle togaviridae, del genere degli alphavirus. È trasmesso dalle zanzare del genere Aedes, come Aedes aegypti (la stessa che trasmette la febbre gialla e la dengue). Un altro importante vettore è Aedes albopictus, comunemente chiamata zanzara tigre  Anche varie specie del genere culex, sono state indicate come potenziali vettori per questo agente virale.

Come prevenirla
La prevenzione della malattia consiste innanzitutto dell’impedire o ridurre al minimo le punture delle zanzare. Attraverso zanzariere, repellenti e insetticidi. Occorre prestare attenzione ai viaggi in zone endemiche se si è in stato di gravidanza o si viaggia con bimbi piccoli o persone con scarse difese immunitarie.