Sul sangue se ne sentono di tutti i colori: fake news, bufale e falsi miti che possono mettere a rischio la salute di molte persone. Impariamo a difenderci.
Le false notizie che oggi chiamiamo “fake news” e le bufale, che un tempo erano definite “leggende metropolitane”, sono sempre esistite. Le caratteristiche del web e le dinamiche dei social ne hanno però accelerato a dismisura il processo di diffusione.
Il mondo della donazione, esattamente come quello della medicina, non è esente da questi fenomeni, anzi: con l’avvento della pandemia da Covid-19 abbiamo sperimentato da vicino quanto deflagrante e potente possa essere la cattiva informazione, e che confusione può generare tra i donatori e i cittadini in genere. Le notizie frettolose, manipolate, non verificare di cui abbiamo letto e sentito in tema di vaccini, plasma iperimmune, anticorpi monoclonali o sulle modalità di accesso alla donazione hanno talvolta rischiato di avere effetti negativi per i malati, la ricerca scientifica e il sistema trasfusionale nel suo complesso.
Alcune di queste notizie sono semplicemente informazioni scorrette, incomplete o mal riportate che si diffondono in buona fede anche attraverso il passaparola tra donatori. Altre sono invece vere e proprie notizie false che nascono con lo scopo di aumentare i click sui contenuti dei siti. Nei casi più gravi, sono notizie inventate da pagine che guadagnano dalla disinformazione attraverso l’acquisizione dei dati personali e delle abitudini di navigazione di chi accede ai link. Come spiega il regista Jeff Orlowski nel documentario (consigliatissimo) The social dilemma: “Se un prodotto è gratis, il prodotto sei tu”.
Qui sotto vorremmo provare ad aiutare i donatori e le loro comunità a valutare bene la qualità di un fatto o un’informazione prima di condividerla. Come per la malattia, anche per la comunicazione tossica prevenire è meglio che curare.
In sintesi...
Bufale e fake news. qual è la differenza?
Una bufala, che gli anglofoni chiamano hoax (beffa) non è quasi mai legata a un evento specifico ma ha un carattere ciclico. È il caso ad esempio delle catene che circolano sulle chat o su alcune pagine Facebook: il classico bambino che ha bisogno di una trasfusione urgente del tale gruppo sanguigno, con tanto di numero di cellulare che poi risulta sempre inesistente. Inoltre una bufala è quasi sempre totalmente inventata, tanto da risultare paradossale quando non addirittura inverosimile. E nonostante ciò viene comunque condivisa da migliaia di persone.
Una fake news è invece una notizia o un fatto di cronaca – quindi un evento reale – che viene inconsapevolmente o volontariamente manipolato, stravolto, frainteso, riportato in maniera scorretta o incompleta. La forza della fake news sta proprio nell’essere verosimile o parzialmente vera. In questo modo viene condivisa con estrema facilità perché ritenuta attendibile e credibile.
Le bufale e le fake news più insidiose sono quelle che percepiamo in linea con le nostre opinioni, stili di vita o modi di vedere il mondo: tendiamo infatti ad essere molto più scettici su un argomento che non rispecchia le nostre idee e più “creduloni” quando invece le rappresenta. Non facciamoci manipolare!
Perché condividiamo con tanta facilità una notizia falsa?
Se non siamo gli artefici o i beneficiari della circolazione di una falsa informazione, la maggior parte delle volte condividiamo per il desiderio di essere d’aiuto. Per questo una bufala è particolarmente odiosa: sfrutta e monetizza la nostra parte migliore, quella solidale e compassionevole. Siamo colpiti da un evento (ad esempio qualcuno malato che non riesce a curarsi) e vorremmo dare sollievo o un contributo alla risoluzione del problema.
Altre volte condividiamo per un curioso fenomeno tipico dei social: siamo portati a mettere “mi piace” su una notizia bella ma non a condividerla, mentre siamo portati a condividere – quindi a far sapere al maggior numero di persone possibile – qualcosa che ci turba, ci indigna, ci spaventa o ci fa arrabbiare. Gli esempi nell’era Covid-19 sono moltissimi, amplificati anche dal fatto che la ricerca scientifica non è in grado di dare risposte univoche e infallibili. La ricerca scientifica si basa sulle conoscenze attuali che sono maggiori rispetto a due anni fa e minori rispetto a quello che si scoprirà tra due anni. Ma l’informazione è sempre più veloce e tutti vogliono arrivare prima degli altri. Anche se la verità scientifica ha bisogno di tempo e di mettersi continuamente in discussione.
Come si riconoscono bufale e fake news su sangue e plasma?
Gli organi di stampa e siti istituzionali possono qualche volta commettere errori e non riportare le informazioni in maniera dettagliata e comprensibile. Ma è più facile che le fonti a cui si rivolgono siano verificate e che, in caso di errore, venga pubblicata la rettifica o la smentita.
Se invece in un sito non è presente il nome del direttore della testata, il numero di registrazione al Tribunale, l’indirizzo della sede, una e-mail di contatto, fidarsi non è saggio. E no, i video di Youtube purtroppo non sono fonti affidabili a meno che non siano canali ufficiali di organi di stampa o siti istituzionali.
Ricordiamoci che chiunque può aprire un canale video, un blog o un sito e dichiarare di essere un medico, un esperto, un professionista. Non possiamo fidarci a scatola chiusa di quello che ci racconta.
Per ogni dubbio Avis è sempre disponibile: basta una telefonata o un messaggio alla sede più vicina per scoprire se la notizia è vera oppure no.
Ricordiamo inoltre che far circolare false informazioni su una persona, un ente o un’associazione è un reato perseguibile penalmente. Avis si rivolge alla polizia postale ogni qualvolta questo accade. Anche se il post viene cancellato ne resta una traccia sul web e l’autore della notizia falsa o manipolata può essere facilmente rintracciato.
False notizie e falsi miti sul sangue, ecco le più diffuse
Sono sempre false le catene sulle chat o i post che invitano ad andare a donare per una persona specifica: sono gli ospedali a contattare i centri regionali sangue se c’è bisogno di un gruppo particolare o di una quantità di sangue o plasma più elevata di quella disponibile. Le sedi Avis o le altre associazioni del dono in questo caso contattano i propri donatori periodici del gruppo giusto. Nessuna persona che non sia già un donatore iscritto a un’associazione verrà mai contattata per donare sangue in questi casi.
Gli appelli generici sui social ad andare urgentemente a donare sangue in caso di terremoto, alluvione, incendio, attentato, disastro aereo o ferroviario e in qualunque emergenza sono sempre falsi. Possono addirittura mettere in crisi il sistema sangue: se tante persone, pur con il nobile intento di aiutare, si riversano sui centri di raccolta, questi ultimi non riescono a gestire l’affluenza e rischiano di non raccogliere quel che serve, quando serve.
Ricordiamo che per diventare donatori occorre fare una visita di idoneità e degli esami specifici: da quel momento alla prima donazione effettiva passano anche due mesi. Per questo è bene prenotare la visita quando non ci sono emergenze, in modo da permetterci di prevenirle.
Qui di seguito, alcuni luoghi comuni, anch’essi sbagliati, sulla donazione di sangue e plasma.
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