Avis incontra la comunità cinese per parlare di donazione, di solidarietà e di sanità pubblica: primo appuntamento, la visita a una scuola cinese di Bologna

La comunità cinese in Emilia-Romagna conta attualmente poco meno di 30.000 persone, tra nuovi cittadini arrivati dalla Repubblica Popolare Cinese e cittadini emiliano-romagnoli sinodiscendenti, residenti qui da almeno 3 generazioni. Una grande comunità che Avis non aveva mai avuto occasione di incontrare e che oggi, grazie a un progetto pilota regionale, intende avvicinare per conoscere e farsi conoscere.

Non è un mistero, infatti, che tra i donatori Avis i cittadini cinesi si contino sulla punta delle dita quasi dappertutto: per colmare questa distanza, e capirne le ragioni profonde, l’associazione ha deciso di mettere in campo delle azioni che possano invertire la tendenza e rendere gli abitanti sinodiscendenti più consapevoli dell’importanza e delle opportunità offerte dalla donazione di sangue e plasma.

Il progetto di Avis Emilia-Romagna nasce in collaborazione con Avis Bologna, la città metropolitana con la comunità di origine cinese più numerosa, seguita da Modena e Reggio Emilia. Per realizzarlo sono stati coinvolti due consulenti: Monica Hu, nata in Italia da genitori cinesi e Zheng Ningyuan, nato in Cina e arrivato a Bologna da circa 10 anni. Insieme a loro, ChinaCommunication, l’agenzia di comunicazione della “China nerd” Lucia Gentili, come lei stessa ama definirsi.  Il suo compito è quello di elaborare le strategie di comunicazione più adatte a entrare in relazione con la comunità cinese in Italia, che generalmente utilizza WeChat e non Facebook e Instagram.

visita avis scuola cinese sonia manaresi laura bocciarelli
Sonia Manaresi Avis prov Bologna, Ding Lu e Jin Haiou preside e vice della scuola cinese di via Procaccini, Laura Bocciarelli Avis Emilia-Romagna

Perché ancora pochi cinesi diventano donatori?

Prima di realizzare un’iniziativa, Avis ama progettarla con cura. Per questa ragione, con l’aiuto dei consulenti (Lucia e Monica sono anche donatrici) si è cercato di rispondere alla domanda delle domande: come mai la comunità cinese è quella meno presente tra le fila dei donatori? La risposta come sempre va cercata nei contesti culturali. Nella tradizione cinese si dà molta importanza al Qi (si legge Ci, ndr) ovvero lo spirito vitale di ogni essere umano, che risiede proprio nel sangue. Dunque un po’ della diffidenza nelle generazioni più mature si riscontra proprio nel timore di perdere vigore e salute con l’atto della donazione. La seconda ragione, sempre di stampo culturale, sta nel fatto che non sempre i cinesi (soprattutto quelli appena arrivati) conoscono il Sistema sanitario italiano e il suo carattere universalistico, gratuito e capillare.

Ci racconta Zheng che in Cina molte pratiche ospedaliere sanitarie (soprattutto di carattere d’urgenza e per le prestazioni complesse) sono affidate alla sanità privata a pagamento, mentre i farmaci da banco e le piccole cure sono quasi sempre coperte dal servizio sanitario nazionale. Inoltre, soprattutto nelle campagne, la medicina tradizionale cinese è affidata a guaritori locali che somministrano piccoli rimedi di carattere non urgente, che puntano soprattutto alla prevenzione. Le altre specialità sono a pagamento.

Si è dunque pensato di coinvolgere due medici specializzandi nel percorso di avvicinamento alla comunità, con l’intento di raccontare quanto le diffidenze tra le due filosofie mediche (la medicina tradizionale cinese e la medicina “ufficiale”) siano in realtà in grado di dialogare e interagire con benefici per tutti, mettendo da parte rigidità e diffidenze. Con l’aiuto di Federica Marcolini, che già svolge attività per Avis Bologna nelle scuole e Weizhi Chen, futuro medico piacentino, il primo passo è stato quello di andare a far visita alla scuola cinese di via Procaccini, nel capoluogo emiliano.

Un pomeriggio con bambini e ragazzi della scuola cinese: il fotoracconto

Donatori si diventa

Occorre fare amicizia con l’idea di solidarietà, di dono e di condivisione sin da piccoli, di questo Avis è sempre stata consapevole. Per questa ragione, insieme ai medici (che hanno incontrato il gruppo dei ragazzi più grandi) una discreta schiera di volontari, italiani e cinesi, ha collaborato alla buona riuscita della giornata dedicata alla donazione organizzata sabato 29 aprile scorso. Amiriama, Wen Long (un donatore Fidas), Emma (studentessa di cinese), Antonella e Matteo che prestano servizio civile in Avis Bologna hanno organizzato, con l’aiuto di Monica, Zheng e Lucia un pomeriggio di gioco e chiacchiere con i più piccoli, divisi in gruppi di bambine e bambini dai 5 ai 10 anni.

La scuola, gestita dall’ associazione culturale Boyue, è una sorta di spazio di qualità per bambini e ragazzi, i quali trascorrono i pomeriggi e i giorni festivi imparando la cultura e la lingua cinese. Molti di loro sono infatti nati in Italia e non hanno imparato a scrivere nella lingua dei loro genitori, o la parlano soltanto attraverso i dialetti locali. Sono nati in Italia e scolarizzati qui, insieme ai compagni e alle compagne della loro stessa città, anche se la legge non riconosce (ancora) il loro diritto di cittadinanza. La scuola ha il compito di non far perdere loro radici e l’identità: perché i bambini con genitori nati altrove hanno la fortuna di portare il bagaglio (pesante ma prezioso) di una doppia cultura.

A fare da guida tra le colorate aule della scuola, che l’associazione cinese condivide con il Liceo Linguistico internazionale Boldrini ci sono Ding Lu e Jin Haiou, la preside e la sua assistente. Le insegnanti e gli insegnanti sono quasi tutti giovani studenti cinesi dell’Università di Bologna, o appena laureati in madre patria. Bambini e ragazzi hanno partecipato alle attività con l’interesse, la curiosità e la vivacità che Avis ha incontrato tante volte nelle scuole di ogni ordine e grado, in tutta la regione.

Il video della giornata alla scuola cinese: volontari Avis al lavoro!

I prossimi passi

L’intenzione  è quella di proseguire nel percorso e far sentire la comunità cinese accolta, parte della comunità più grande dell’Emilia-Romagna, una regione solidale in cui quasi il 5% della popolazione adulta dona sangue e plasma e dove le associazioni di volontariato sono oltre 3.000. 

Laura Bocciarelli, vice presidente di Avis regionale e responsabile della comunicazione commenta così la giornata:  “Mi sembra che oggi sia stata fatta un’esperienza piacevole e utile, che segna l’inizio di un percorso importante che può poi diventare una buona prassi da replicare con le altre comunità cinesi della nostra regione. Ringrazio Avis Bologna per aver creduto in questo progetto ed esserne stata parte attiva sin da subito. E soprattutto ringrazio le volontarie e i volontari che oggi si sono messi in gioco con i bimbi, anche piuttosto piccoli, per parlare di dono e solidarietà con il linguaggio del gioco. La preside e tutto il corpo insegnante ci ha facilitato il compito e ci ha accolto con grande disponibilità. Siamo davvero soddisfatti e non vediamo l’ora di ricambiare invitandoli a celebrare insieme a noi la Giornata Mondiale dei Donatori di sangue, il prossimo giugno“.

Prosegue Sonia Manaresi, presidente di Avis provinciale Bologna: “Ringraziamo Avis Regionale Emilia-Romagna per averci dato l’opportunità di costruire questa collaborazione con la comunità cinese di Bologna. Ci è sembrata fin da subito un’ottima iniziativa per comprendere e confrontarci con una comunità molto rappresentata sul territorio metropolitano, così da sensibilizzare al dono sempre più ragazzi. Crediamo fortemente in un’Avis sempre più inclusiva e adesso, non vediamo l’ora di poterli accogliere nella nostra sede, la Casa dei Donatori di Sangue proprio nella settimana della Giornata mondiale del donatore!”

L'appello di Wu, donatore cinese di Piacenza

Foto e video di Sara Stradiotti, Zheng Ningyuan, Beba Gabanelli. Si ringrazia Avis Comunale Piacenza per il video-appello del donatore cinese.