6 semplici accorgimenti per comprendere bene le informazioni e le prescrizioni durante le visite mediche

di Beba Gabanelli

A chi non è capitato almeno una volta di uscire da uno studio medico o un ambulatorio dopo una visita e rendersi conto che non era affatto chiaro quello che era stato comunicato e prescritto dai medici? È un’esperienza comune che non deve far sentire in colpa chi la vive né lasciare un senso di inadeguatezza.

Quando si tratta della salute, sono molti i fattori psicologici a giocare a favore dell’insicurezza e a lasciare un senso di spaesamento o di momentanea mancanza di lucidità. A questo va aggiunto che, fino a non troppo tempo fa, le ricette e le terapie erano scritte a mano con la leggendaria grafia di molti medici che si è conquistata l’espressione idiomatica “scrive come un dottore“.

Al di là della battuta, tutti i professionisti quando parlano tra di loro utilizzano termini noti all’interno della propria comunità ma ignoti al resto del mondo, e i medici non fanno eccezione. Poiché però le informazioni e le prescrizioni medico-sanitarie devono essere comprese dai pazienti per la loro stessa sicurezza, tra il 2017 e il 2018 sono successe due cose.

La prima è l’avvento del CONSENSO INFORMATO: “nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata, a eccezione dei casi espressamente previsti dalla legge“.

Nel 2018 il Ministero della Salute ha inoltre emesso una RACCOMANDAZIONE PER LA PREVENZIONE DEGLI ERRORI IN TERAPIA CONSEGUENTI ALL’USO DI ABBREVIAZIONI, ACRONIMI, SIGLE E SIMBOLI con lo scopo di rendere comprensibili e univoche le indicazioni mediche al fine di non causare danni ai pazienti. Con la pandemia le ricette manuali sono andate progressivamente in pensione e da allora i caratteri standard dei computer hanno semplificato un minimo la vita dei pazienti, soprattutto di quelli con medici particolarmente inclini alla “grafia da medico”. 

Sul consenso informato è bene spendere un paio di parole per fugare malintesi piuttosto comuni: si tratta di un diritto fondamentale di ogni paziente – per la cui approvazione Avis si è battuta insieme a molte altre Associazioni – e non solleva i medici da responsabilità in caso di negligenza o errori commessi a causa di una errata scelta della modalità di intervento. Detto in parole più semplici: ogni medico è tenuto a farci sottoscrivere un modulo in cui dichiariamo che ci sono stati spiegati pro e contro della terapia o della cura proposta, ma se i medici commettono degli errori di esecuzione o di valutazione dovranno risponderne nelle sedi opportune. È una distinzione affatto sottile, che dovrebbe incoraggiare ogni paziente a far sì che il consenso concesso sia davvero informato, e che dunque il dialogo tra ogni paziente (o volontari donatori, nel caso di Avis e delle altre Associazioni del dono) e medico sia basato sull’ascolto, la chiarezza e la fiducia reciproche.

Sembra facile. A volte non lo è. Vediamo come affrontare il colloqui con il medico nel miglior modo possibile. Bastano sei piccoli accorgimenti che indichiamo qui sotto. 

consenso informato informazioni medico sanitarie

6 consigli per un dialogo sereno e soddisfacente con i medici

  1. Preparati a casa: prima di andare all’appuntamento verifica di avere con te tutti gli esami e le altre prescrizioni che possono essere utili. Scriviti tutte le domande che pensi sia importante fare. Magari qualcuna non servirà e altre non le avevi previste, ma arrivare con una piccola lista ti darà la sensazione di avere tutto sotto controllo.

  2. Chiedi di spiegare con altre parole: non sentirti in imbarazzo se non capisci! Come abbiamo detto, ciò che può essere chiaro per un professionista può non esserlo altrettanto per te. Hai tutto il diritto di capire bene quel che ti viene detto prima di firmare il consenso informato. Un modo efficace può essere quello di dire: “Mi scusi, non sono certa/o di aver capito bene, potrebbe spiegarmelo con altre parole?” oppure “Posso ripeterle quello che mi ha detto così sono certa/o di aver capito bene?”

  3.  Sii sincera/o: a volte occorre superare qualche pudore e ritrosia. I medici sono professionisti e sono tenuti al segreto professionale. Quello che dirai resterà tra voi due. Se hai domande spinose o delicate, non esitare a farle. Nessuna informazione – per quanto possa sembrare – è mai assurda o fuori luogo se ti aiuta a toglierti dubbi o a soddisfare le tue curiosità. Questo aiuterà il medico a curarti meglio, e anche a rapportarsi in maniera più incisiva con tutti i suoi pazienti.


  4. Chiedi di essere ascoltata/o: il medico conosce bene la sua materia ma la tua storia personale la sai meglio tu. Cerca con grande sintesi di spiegargli bene come ti senti e di fare una distinzione tra i disturbi che conosci (perché li hai già avuti) e quelli di cui non hai mai fatto esperienza. Essere ascoltati è un diritto: aiuta i medici a formulare la diagnosi corretta e a prescrivere le giuste terapie.


  5. Mantieni un atteggiamento di fiducia: su internet si trova di tutto e le informazioni non sono sempre attendibili. Presentarsi dal medico con una teoria già formulata sulla propria salute o sulle terapie da prescrivere è un grave errore che mette in pericolo la tua salute. Inoltre è il modo sbagliato di stabilire una relazione con una/un professionista. Prova a metterti nei suoi panni: come ti sentiresti, dopo anni di studio e di pratica, se una persona che non fa il tuo stesso lavoro venisse a dirti quel che è giusto fare? Non la prenderesti bene, e ne avresti tutte le ragioni. La stessa cosa vale per il medico. Ascolta con attenzione, suggerisci eventuali altre possibilità con garbo ma non sostituirti a lui. Ci sono migliaia di ciarlatani che diffondono online cure strampalate spacciate per alternative (e spesso offerte a caro prezzo) e che monetizzano le debolezze e la disperazione dei malati. La Sanità pubblica non è sempre eccellente, ma non è affidandosi a sedicenti esperti che si risolveranno i problemi.


  6. Chiedi un eventuale altro consulto: se proprio non sei convinta/o di una diagnosi o di una terapia, chiedi un secondo parere. Ne hai tutto il diritto, l’importante è che il medico a cui ti rivolgi sia una persona con la specializzazione appropriata. Non tutti i medici sono preparati in tutti i campi. Un cardiologo non è competente in neurologia, un urologo non è un dermatologo e così via. I medici, quelli bravi, sono i primi a consultarsi con i colleghi competenti se hanno dubbi su una terapia, e l’approccio multidisciplinare è sempre più diffuso e incoraggiato.

Infine, se hai dubbi o domande su esami e procedure pre o post donazione di sangue o plasma, i nostri medici sono sempre pronti ad ascoltarti e a spiegarti ogni passaggio, basta scrivere a questo link.