I principi di una buona alimentazione sono gli stessi per uomini e donne, ma ci sono delle importanti differenze individuali da prendere in considerazione. Vediamo insieme quali sono e perché è importante rispettarle.

di Giorgia Mares

Un approccio personalizzato

Recentemente abbiamo cominciato a sentire parlare di medicina di genere, un approccio che considera le differenze biologiche (definite dal sesso) e socio-economiche e culturali (definite dal genere) delle persone nella prevenzione, la diagnosi e il trattamento delle malattie. Per lungo tempo infatti la ricerca medica si è concentrata su studi condotti su uomini caucasici di 70 chili, producendo raccomandazioni e terapie mediche generali che trascurano le necessità specifiche del singolo individuo. Anche la ricerca sulla nutrizione, visto il suo ruolo centrale nella prevenzione, si è recentemente orientata verso la personalizzazione, cioè verso una nutrizione di precisione che tenga conto delle diversità individuali che influenzano le abitudini alimentari.

È necessario sottolineare un aspetto molto importante: parlare di differenze non significa negare la parità di genere. Parità non significa annullare le differenze e trattare tutti allo stesso modo, ma garantire che ogni individuo abbia le risorse necessarie per raggiungere il proprio massimo potenziale di vita. Parità, quindi, significa pari traguardi, non punti di partenza.

Promuovere la medicina di genere e la nutrizione personalizzata aiuta a migliorare la qualità della vita di tutti, assicurando che le raccomandazioni mediche e nutrizionali siano basate su dati completi e accurati. Questo approccio non solo migliora la salute individuale, ma contribuisce anche a un sistema sanitario più equo e inclusivo, dove le differenze sono riconosciute e rispettate, e dove ogni persona può ricevere le cure ottimali.

Quasi tutti sanno che uomini e donne – in media – hanno differenti bisogni calorici. Un uomo, per via della conformazione fisica, consuma più calorie di una donna, e per questo il suo fabbisogno giornaliero è più elevato. Un’altra differenza nota si trova nel fabbisogno di macronutrienti, in particolare delle proteine: per supportare la maggiore massa muscolare, gli uomini ne necessitano di più.

Anche i micronutrienti, cioè le vitamine e i minerali presenti nel cibo, svolgono un ruolo fondamentale per l’organismo e la loro assunzione varia tra uomo e donna. Per esempio, un uomo necessita in media di una quantità maggiore di vitamina A e magnesio, mentre il corpo di una donna ha bisogno di più ferro.

Diversamente però da quanto accade negli uomini, la vita delle donne è scandita da una serie di fasi che determinano delle notevoli differenze nei fabbisogni giornalieri di nutrienti. L’ingresso nell’età riproduttiva segna una prima differenziazione nei fabbisogni nutrizionali: le perdite di sangue causate dal ciclo mestruale, per esempio, comportano un aumento del fabbisogno giornaliero di ferro, che diventa per le donne quasi il doppio rispetto a quello degli uomini.

Gravidanza e allattamento, poi, comportano un ulteriore sensibile aumento dei fabbisogni giornalieri di alcuni nutrienti: in gravidanza raddoppia il fabbisogno di acido folico (vitamina B9), che è stato riconosciuto come essenziale nella prevenzione delle malformazioni neonatali, mentre durante l’allattamento è necessario aumentare l’apporto calorico giornaliero. Infine, con la menopausa è necessario prestare attenzione all’assunzione di calcio e vitamina D, per garantire la salute delle ossa e prevenire l’osteoporosi. Infatti, la menopausa comporta una riduzione degli estrogeni, gli ormoni sessuali femminili che svolgono un ruolo molto importante nel metabolismo osseo.

Il sesso assegnato alla nascita è sicuramente un fattore importante nella creazione delle linee guida per l’alimentazione; non è però l’unico: sviluppare un approccio specifico e personalizzato significa considerare anche i fattori individuali che rendono ogni persona diversa. Le raccomandazioni nutrizionali sono infatti basate su studi scientifici svolti su grandi numeri di persone categorizzate per caratteristiche quali sesso, età e più nello specifico situazioni come gravidanza e allattamento. Questi studi forniscono delle raccomandazioni generali che sono quindi basate su quello che, secondo il quadro generale, funziona per quella categoria di persone. Non sono necessariamente applicabili in maniera rigida: tra gli altri fattori da tenere in considerazione vi sono per esempio la condizione di salute, eventuali farmaci assunti e la massa muscolare.

Inoltre, vi sono alcuni fattori determinanti che sono profondamente influenzati dall’identità di genere: educazione, etnia, tradizioni culturali, istruzione e stato socio-economico individuale sono determinanti nell’accesso a una nutrizione corretta. Anche i ruoli di genere tradizionali e le diverse aspettative poste su di essi, alimentate dalla loro rappresentazione mediatica, possono determinare sostanziali differenze nelle scelte alimentari. Per esempio, le donne, spinte spesso più degli uomini a mantenere una determinata immagine corporea dettata dai canoni estetici dominanti, possono essere portate a seguire delle diete più restrittive e a consumare cibi considerati più salutari; gli uomini, invece, possono essere incoraggiati a consumare porzioni più abbondanti e proteiche per sostenere la massa muscolare. Esistono anche dei veri e propri stereotipi culturali riguardo agli alimenti, per i quali alcuni cibi sono considerati “maschili”, come la carne rossa, e altri “femminili”, come l’insalata.

Mariapaola Salmi, “Alimentazione: differenze di genere e ruolo della donna”, Journal of Gender-Specific Medicine 2018; 4(3): 130-132. doi 10.1723/3035.30362

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Reiheld, A.N.C. (2019). Gender Norms and Food Behavior. In: Kaplan, D.M. (eds) Encyclopedia of Food and Agricultural Ethics. doi 10.1007/978-94-024-1179-9_458