Plasma, progetti, nuove energie e come sempre tanta solidarietà. Le riflessioni di Maurizio Pirazzoli per l'anno che verrà.

Il 2022 è considerato da tutti come l’anno della ripartenza. Ci abbiamo costruito anche la campagna estiva che recitava “Prima di ri-partire, ricordati di donare“. In realtà, per noi di Avis non è stata propriamente una ripartenza. Certo, siamo tornati a incontrarci dal vivo, ad abbracciarci e a condividere idee e progetti senza la mediazione di un monitor. Ma la nostra Associazione non si è mai fermata.

Anche nei momenti più duri le sedi hanno continuato a gestire chiamata e (nei nostri centri prelievo) a fare la raccolta, e anche a progettare il futuro là dove non si poteva agire nell’immediato. Lo abbiamo fatto perché sapevamo che gli ammalati aspettavano il nostro dono, naturalmente, ma anche perché con la nostra presenza abbiamo tenuto in vita un senso di comunità che – ognuno isolato nella sua casa – rischiava di scomparire.

 

Per il prossimo anno ci siamo presi l’impegno di stabilizzare la quota del sangue intero e di dedicare i nostri sforzi alla crescita nella raccolta del plasma, le cui frontiere terapeutiche diventano sempre più ampie, e per sostenere l’indispensabile produzione di farmaci salvavita a disposizione di tutti.

Uno sforzo necessario per contribuire all’autosufficienza nazionale: il 20% del plasma in Italia si acquista ancora oggi da donatori a pagamento, in altri Paesi. A noi questo non piace. A noi piace una sanità universale dove ciascuno fa la sua parte gratuitamente, anonimamente e volontariamente. Una società dove alcune cose non si possono comprare o vendere, ma si possono ricevere e donare. Così è per il sangue, così deve essere per il plasma.

Per far fronte alle criticità organizzative che ancora ci impediscono di raggiungere a pieno i nostri obiettivi abbiamo però bisogno che la componente pubblica del sistema faccia la sua parte: ci occorrono più medici e personale sanitario, e i servizi devono dare la propria disponibilità a ritirare le unità raccolte anche nel pomeriggio, per consentire di ampliarne gli orari di prelievo ai punti raccolta. 

Ci occorre inoltre una maggiore collaborazione nella pianificazione della raccolta, perché il donatore non può essere “a chiamata”: è un cittadino che compie un gesto epico e occorre lavorare insieme perché questo gesto esprima tutto il suo valore sociale e terapeutico. Senza convocazioni d’urgenza in alcuni momenti e senza inviti a rallentare in altri. Perché là dove la pianificazione è ben fatta, le cose funzionano meglio.

Rivolgiamo inoltre un sentito ringraziamento a tutte le attiviste e gli attivisti, al personale sanitario, ai volontari al centralino, al personale e ai collaboratori delle sedi, alle ragazze e ai ragazzi del Servizio civile e in generale a tutti i coloro che all’Avis donano – oltre al sangue – tempo, intelligenza, passione e competenze. Senza queste donne e uomini la generosità dei donatori sarebbe frustrata, e non sarebbe possibile costruire, giorno dopo giorno, da Piacenza a Rimini, una comunità permeata da salute e socialità.
 
Buone Feste a tutte e tutti,
Maurizio Pirazzoli
Presidente Avis Emilia-Romagna
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