Un racconto adatto a tutti quelli che non possono donare ma vorrebbero dare il loro contributo… goloso e no!

di Monia De Marcellis

“Mannaggia questo cappotto non si chiude più..non importa lo metto lo stesso, tanto è una bella giornata oggi” pensò Laura mentre si osservava allo specchio vicino all’ingresso. Era all’ottavo mese di gravidanza e vestirsi era diventato un’impresa impossibile, i suoi abiti erano tutti stretti! Anche quel cappotto aveva fatto la stessa fine ma continuava lo stesso a indossarlo. Era il suo preferito, un cappotto rosso che l’aveva accompagnata nei momenti più belli della sua vita. Come alla laurea, ad esempio, dove si intonava perfettamente al fiocco rosso della sua corona d’alloro, o quando aveva conosciuto suo marito Riccardo…era febbraio e aveva deciso di diventare una donatrice ed è proprio mentre aspettava i risultati dei controlli che si erano incontrati. Lui aveva fatto una battuta sul fatto che si fosse vestita a tema, cappotto rosso-sangue rosso, e lei era scoppiata a ridere. Al ricordo di quel giorno un velo di nostalgia la avvolse. Andare a donare le mancava, era proprio vero che quando si inizia è difficile smettere, ma la sua pausa era per buon motivo. Il dottore le aveva spiegato che durante la gravidanza e fino a 6 mesi dopo il parto non avrebbe potuto donare. “Non si preoccupi, ci saranno altri modi per fare del bene”. “Già…ma quali?” si chiedeva Laura quel giorno mentre usciva per andare a fare la spesa. Invece di prendere la solita strada decise di fare un altro giro e passare davanti a quel luogo che era diventato così speciale per lei. Una volta arrivata si fermò lì davanti e iniziò a guardare dentro la struttura in cerca di qualche viso familiare. Ecco Sonia, infermiera e cara amica, mentre accompagnava verso il lettino un ragazzo giovane, forse alla sua prima donazione. Era stata lei a convincerla a donare, era andata ad una festa in maschera e l’aveva vista con indosso un costume strano, rosso e a forma di goccia. Le aveva chiesto il motivo di quel travestimento e lei le aveva risposto che ogni occasione era buona per far conoscere ad altri la donazione.

Fu proprio in quel momento che le venne in mente un’idea. “Potrei fare una torta a forma di goccia e condividerla sui social!” si disse soddisfatta. Benissimo, non doveva fare altro che comprare gli ingredienti. Entrò al supermercato e andò subito verso l’area dolci. “Allora mi serve farina, zucchero, lievito…” mentre stilava un elenco mentale delle cose che le servivano lo vide…lo scaffale della farina era completamente vuoto! “Eh no! Un’altra volta! Non siamo ancora sotto lockdown che già manca la farina!” commentò infastidita. Guardò il lievito…anche quello scomparso.“E ora cosa faccio?” si chiese guardando gli scaffali vuoti. Stava quasi per arrendersi quando vide in alto, tutti in fila, tanti pacchetti di savoiardi. “Mmh..non potrò fare la torta, ma il tiramisù sì!”. A casa aveva già le uova, il caffè e il cacao, non era certa dello zucchero ma decise lo stesso di sfidare la sorte. Prese un pacchetto di savoiardi, il mascarpone e si diresse verso casa. Non appena arrivò posò subito le buste sul tavolo della cucina e si mise in cerca dello zucchero, senza nemmeno togliersi il cappotto. “Dove sei finito? Ero certa di averne preso un pacchetto di scorta. Ma dove l’ho messo?” si chiedeva a voce alta mentre apriva cassetti e sportelli ficcando il naso ovunque. “Tesoro, cosa stai facendo lì a terra? Hai perso qualcosa?” le chiese Riccardo appena rientrato a casa. “Lo zucchero, lo zucchero..ero convinta di averlo messo qui ma non lo trovo!” rispose Laura ormai senza speranze. “Era lì ma l’ho spostato, è lì in alto” disse con aria innocente indicando lo scaffale incriminato. “Ottimo!! Allora ho tutto, posso cominciare!” disse Laura con tono trionfale mentre si alzava e si sfilava il cappotto. Per prima cosa montò i bianchi, poi passò a sbattere tuorli, mascarpone e zucchero. Mentre univa al composto i bianchi sbattuti cercando di non far impazzire la crema, Riccardo preparò il caffè e dispose tutto il necessario per l’assembramento finale. Dopo tre strati di savoiardi imbevuti nel caffè e tre di crema era giunto il momento del cacao ma qui c’era bisogno di un pizzico di fantasia per raggiungere l’obiettivo che Laura si era prefissata. Con l’aiuto di un foglio di carta e delle forbici creò uno stampino che le servì per disegnare su quello strato cremoso la forma di una goccia.

“Io sono in pausa “forzata”…chi va a donare al posto mio?” digitò Laura sul cellulare dopo aver caricato una foto con il tiramisù in primo piano e il pancione in evidenza. Non fece in tempo a pubblicare il post che subito ricevette il primo commento “Ciao Laura, non preoccuparti ci penso io! Complimenti per la torta, fa venire voglia di donare!” scrisse Amir prima di rivolgere lo sguardo al calendario con un sorriso…