Una storia per chi ha tanta voglia di uscire fuori casa come Andrea, il protagonista del nostro primo racconto.
di Monia De Marcellis
“Lo odio, lo odio, lo odio!” diceva Andrea a denti stretti. Non riusciva proprio a stare fermo, era da un’ora che faceva su e giù per la stanza resistendo alla voglia di buttare tutto per aria. Era stanco di quel virus che rendeva impossibile fare qualsiasi cosa. Uscite con gli amici, serate al cinema, partite a calcetto il pomeriggio… tutto un lontano ricordo. Sapeva che non poteva cambiare la situazione e, in effetti, durante il lockdown aveva reagito piuttosto bene. Nonostante le peripezie della didattica a distanza e il salto agli ostacoli dalla camera alla cucina senza disturbare i suoi genitori che stavano lavorando, alla fine era riuscito a sopravvivere!
Ma quel giorno era diverso.
Quel giorno voleva uscire e soprattutto incontrare altra gente. Non riuscendo a placarsi in camera decise di scendere in salotto per vedere un po’ di tv, ormai le serie le aveva finite da un pezzo. Scese le scale e subito si ritrovò travolto da un profumo irresistibile. “Chissà cosa staranno preparando …” pensò mentre si dirigeva verso la cucina. Appena varcata la porta lo vide, suo padre Giacomo era intento a sfornare il suo cavallo di battaglia: la torta al cioccolato! Nonostante fosse un appassionato di cucina era completamente negato, fatta eccezione per le torte, quelle sì che gli venivano bene. “Posso?” chiese il ragazzo allungando il dito per assaggiare la glassa che ricopriva la torta. “Fermo lì! E’ ancora calda, bisogna lasciarla raffreddare, ma cos’hai?” chiese Giacomo notando il volto corrucciato del figlio. Andrea si appoggiò al tavolo della cucina con le braccia incrociate e sbuffando disse al padre che era stufo di rimanere a casa. “Ah sì? Allora perché non vieni con me a donare il sangue la prossima settimana?”. Non era la prima volta che gli faceva quella proposta, ormai erano passati cinque mesi dal suo diciottesimo compleanno ma non era ancora riuscito a convincerlo, così, quando gli pose quella domanda, Giacomo era convinto di sapere già la risposta.
“Ok, ci sto” rispose Andrea sottovoce pensando che almeno sarebbe uscito di casa. Alle parole del figlio Giacomo rimase a bocca aperta. Non poteva crederci, sarebbe venuto con lui a donare! Era talmente entusiasta che corse subito in salotto in cerca del cellulare lasciando così la torta incustodita.
“Sì pronto sono Giacomo Filoni, vorrei venire a donare. Verrà anche mio figlio, è la prima volta che viene quindi dovrà fare la visita per l’idoneità!” disse orgoglioso.
Il martedì seguente alle nove e un quarto Andrea e suo padre arrivarono presso la sede Avis. Era la prima volta che Andrea andava lì e, nonostante il sonno, era curioso di scoprire quel posto. Da quando aveva accettato di andare a donare suo padre non aveva parlato d’altro. “Donare è bello perché aiuti gli altri, donare è utile perché controlli la tua salute eccetera eccetera”. Ma quello che lo aveva incuriosito era sentirlo parlare di quel posto con un tono così affettuoso, quasi fosse casa sua.
“Vedrai, il personale è sempre gentile e disponibile ad aiutarti per qualsiasi cosa. Speriamo che ci sia Mario, un signore di 78 anni che da quando ha smesso di donare viene come volontario e mi racconta sempre certe storie incredibili, ti piacerà! Dopo la donazione andiamo a prenderci un caffè al bar, la signora Anna ne fa certi spettacolari, gli unici che riesco a bere con piacere quando sono fuori casa” disse suo padre tutto d’un fiato. Sembrava quasi un bambino impaziente di entrare al parco giochi.
Una volta arrivati all’ingresso ecco apparire un signore alto, capelli grigi, occhiali a mezza luna e soprattutto armato di termometro.
“Buongiorno Mario! Che bello rivederti! Come stai?” esclamò tutto sorridente Giacomo.
“Buongiorno a te Giacomo! Io come sto? E chi mi ferma? Tra mascherine e disinfettati sono armato piuttosto bene, no? Ma chi è questo giovane che hai portato con te?” chiese il volontario rivolgendo il proprio sguardo indagatore verso Andrea.
“E’ Andrea, mio figlio, ha da poco compiuto 18 anni e oggi farà la visita d’idoneità per vedere se potrà donare”.
“Complimenti figliolo, bravo bravo, ottima scelta. Ricordo ancora il giorno della mia prima donazione, ma questa è un’altra storia…”
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