Cellule staminali, cosa sono

Quando parliamo di cellule staminali, parliamo di cellule che nell’adulto si trovano nel midollo osseo e in minore quantità nel sangue periferico; questa tipologia di cellula è presente, inoltre, nel tessuto fetale e nel sangue che può essere raccolto al momento della nascita (dalla placenta e dal cordone ombelicale). Sono cellule che non si sono ancora differenziate verso uno specifico tipo cellulare e sono in grado di riprodursi in maniera praticamente infinita.

Le cellule staminali vengono indicate con aggettivi diversi a seconda della loro capacità di dare origine a uno solo o più tipi di cellule differenziate ovvero specializzate di un organismo: le totipotenti sono in grado di dare origine a tutti i tipi di cellule presenti in un essere vivente, le multipotenti (pluripotenti) sono in grado di dare origine a più tipi cellulari (l’emocitoblasto nel midollo osseo) ed infine le unipotenti da cui si differenzia un solo tipo di cellule (ad esempio le cellule staminali adulte presenti in molti tessuti).

Più spesso si distinguono le cellule staminali in base alla loro “provenienza”: staminali embrionali, cellule totipotenti che costituiscono l’embrione nei suoi primissimi stadi di vita, nell’uomo fino al 14° giorno di sviluppo; staminali adulte multipotenti o unipotenti presenti in quantità significative nei tessuti dotati di intensa attività di rinnovamento e rigenerazione come il midollo osseo rosso, la pelle, il rivestimento interno dell’apparato digerente, il fegato.

I campi di applicazione terapeutica

I campi applicativi sono molteplici, possono essere usate per sostituire o riparare un tessuto danneggiato: ad esempio il midollo osseo in un malato di leucemia, o riparare tessuto epidermico, osseo, muscolare, cardiaco.

Il principale problema nell’utilizzo delle cellule staminali sta nel loro reperimento, in quanto l’uso di cellule staminali embrionali pone problemi etici, mentre le staminali adulte sono in genere difficili da identificare, far crescere, mantenere indifferenziate. Sono poi poco plastiche, ovvero si riesce con difficoltà a indurle a specializzarsi in tessuti diversi da quello da cui sono state prelevate, anche se si stanno moltiplicando i laboratori di ricerca che documentano questa possibilità.

Fanno eccezione le cellule staminali del sangue, che la ricerca di base studia da tempo: tali cellule hanno assunto un ruolo molto importante in ambito terapeutico

La staminoaferesi è una donazione che preleva le cellule staminali presenti normalmente in piccolissima quantità (meno dello 0,1%) nel sangue periferico (in conformità con il D.M. 3/3/2005 Caratteristiche e modalità per la donazione di sangue e di emocomponenti).

I donatori periodici possono rappresentare una risorsa per curare persone i cui tessuti e organi sono stati danneggiati da malattie con esito spesso letale, che non trovano un donatore compatibile in quanto il numero di donatori volontari è oggi del tutto insufficiente rispetto alle persone in attesa di trapianto.
Per raccogliere queste cellule vengono somministrate al donatore di sangue dosi di un fattore di crescita (G-CSF) che induce la moltiplicazione delle cellule staminali nel midollo osseo e ne promuove il passaggio nel sangue periferico, dove dopo 5 giorni raggiungono quantità sufficienti per essere prelevate.
Il prelievo è una semplice aferesi che evita al donatore il ricovero e l’anestesia del trapianto di midollo, poi nel più breve tempo possibile queste preziose cellule staminali vengono donate al ricevente con una semplice trasfusione di sangue oppure vengono conservate a -80 °C.
Anche per il ricevente vi sono vantaggi significativi legati al più rapido attecchimento delle cellule staminali periferiche donate rispetto a quelle provenienti dal trapianto di midollo osseo.