Il Centro regionale sangue dell’Emilia-Romagna ha disposto che tutti i donatori che abbiano soggiornato anche solo per una notte tra il primo luglio e il 30 novembre nelle zone italiane o estere considerate a rischio per la trasmissione del West Nile Virus siano sottoposti al test NAT. Il test verrà effettuato semplicemente aggiungendo una provetta a quelle prelevate abitualmente con la donazione. Il NAT, acronimo di Nucleic Acid Test, è un insieme di alcune tecniche di biologia molecolare con le quali è possibile moltiplicare (amplificare) frammenti anche estremamente piccoli di materiale genetico (DNA o RNA) in modo tale da poterlo identificare e quantificare. Qualora non fosse possibile effettuare il test, il donatore verrà sospeso per 28 giorni.

Sarà dunque necessario segnalare durante la visita predonazione la propria presenza nelle province di:
Piacenza, Bologna, Modena, Ferrara, Parma, Reggio Emilia, Rovigo, Mantova, Padova, Treviso, Verona, Venezia, Matera, Friuli Venezia Giulia e in tutta la Sardegna. Devono sottoporsi al NAT (o alla sospensione) anche le donatrici e i donatori che fossero stati all’estero in:
Albania, Algeria, Austria, Bosnia, Croazia, Romania, Serbia, Slovenia, Tunisia, Turchia, Ucraina, Ungheria, Federazione Russa, Grecia, Israele, Kosovo, Montenegro, Palestina, Repubblica di Macedonia (ex Jugoslavia), Stati Uniti, Canada.

Il virus del Nilo Occidentale (West Nile Virus) è un arbovirus che solo accidentalmente può infettare l’uomo. L’infezione umana è inoltre asintomatica  nell’80% dei casi.  Nel restante 20% i sintomi sono quelli di una sindrome pseudo-influenzale. In un caso su 150 (comprensivi dei sintomatici ed asintomatici) l’infezione virale può provocare sintomatologia neurologica del tipo meningite, meningo-encefalite.

Dati aggiornati al 29 agosto 2013