Micol Santi, mamma di tre bambini, ci racconta della pratica della donazione del sangue cordonale, di cui ha fatto esperienza diretta. Micol è membro di Fidas (Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue) e dell’ADMO (Associazione Donatori Midollo Osseo) e ha partecipato, incinta del terzo figlio e insieme al marito e ai suoi due bimbi al programma Romanzo Familiare, un reality di TV2000 interamente dedicato alle famiglie italiane e alla loro vita quotidiana.
Come ha preso la decisione di donare il sangue cordonale?
Faccio parte dell’ADMO e conosco molto bene le possibilità riguardanti la donazione di sangue e tessuti; durante il mio percorso ho avuto modo di fare formazione nelle scuole, quindi dal punto di vista etico è stato un passaggio naturale.
Nel suo caso è stato facile reperire informazioni?
Abbastanza. Ho prima chiesto alla mia ginecologa, che, però, non è stata esauriente, quindi mi sono rivolta al reparto di Ostetricia e ginecologia dell’Ospedale Maggiore di Bologna dove mi sono state date tutte le informazioni e ho potuto avere una copia del modulo per il consenso informato. I medici e il personale sanitario si sono dimostrati capaci e rassicuranti: questo è un gesto tanto prezioso quanto raro quindi è sempre molto apprezzato. L’idoneità alla donazione è, inoltre, chiaro segnale che sia la mamma sia il bambino sono in ottimo stato di salute e questo fa sì che si crei un’atmosfera molto rilassata!
Secondo lei, c’è qualcosa, riguardo la donazione, che può creare disagio alla mamma o al bambino?
No. É importante ricordare che questa è una decisione che può essere presa alla fine della gravidanza (nono mese), che anche in caso di parto cesareo è possibile donare il sangue cordonale e che la donazione non comporta in nessun caso complicazioni dopo il parto. Quindi nessun successivo esame, né per la mamma né per il neonato.
Conosceva anche la possibilità di conservare il suo sangue cordonale per uso autologo?
Sì, ne ho sentito parlare anche perché è fortemente pubblicizzata, però non ho mai preso in considerazione questa costosissima pratica, che tra l’altro in Italia è vietata. E’ evidente il risvolto economico delle banche private di sangue cordonale ma, sopratutto, so che questa pratica non ha una vera utilità. Non esiste nessun caso di uso clinico di sangue cordonale autologo né esistono evidenze scientifiche che permettano di ipotizzarne l’utilità in futuro. La donazione è invece un atto che tutela la salute della mamma e del bambino e che può aumentare le possibilità di curare già oggi molte patologie dalla prognosi infausta.
Ha avuto difficoltà dal punto di vista burocratico?
Direi di no. Gli esami richiesti per essere idonei alla donazione sono gli stessi che si eseguono normalmente in gravidanza, quindi se risultano completi, effettuati nel periodo giusto della gravidanza e sopratutto negativi l’idoneità è garantita. L’unica pecca per quanto mi riguarda sono le campagne d’informazione. Anche a Bologna esiste l’ADISCO che però è carente dal punto di vista delle campagne di sensibilizzazione e nel contatto diretto con la popolazione. L’iniziativa “Mamma due volte” è una buona campagna di sensibilizzazione che però credo debba essere ancora incentivata e diffusa.
In che modo?
Mediante il passaparola tra i volontari delle altre associazioni di donatori e le campagne d’informazione, sopratutto nei luoghi di ritrovo delle future mamme: consultori, corsi pre-parto…
Grazie mille Micol! Questa testimonianza è importantissima per dissipare qualunque dubbio su questo gesto di puro amore.. chi può riuscirci meglio di una madre?
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