Si alzano alle 5 e mezza del mattino per aprire in tempo il bar della Casa dei Donatori di Sangue di Bologna. Sono otto in tutto e si danno il cambio ogni settimana, a due a due, per rifocillare i donatori con cappuccino e “pasterella”. Ne abbiamo già incontrati tre, anche se non è facile intervistarli perché sono sempre molto indaffarati.
Prima regola: non fare aspettare gli avventori, che dopo aver donato il sangue hanno diritto a una buona colazione offerta dal Centro.
Oltre agli intervistati ci sono anche Alberto, Giuliano, Lino, Roberto e Sergio.
La prima persona che incontriamo è Magda, l’unica donna del team, volontaria Avis da quattro anni. Moglie di un donatore medaglia d’oro, rimasta sola ha pensato che fare la volontaria dove il marito donava il sangue è un po’ come essere ancora vicini. “E poi – dice spegnendo le luci del bar a fine turno – qui è un po’ come essere in famiglia, ci conosciamo tutti. A differenza di molte mie amiche in pensione, tra l’Avis e i nipotini io il tempo di annoiarmi non lo trovo mica!”
Andrea invece è volontario Avis da otto anni e donatore di lungo corso: la sua “prima volta ” risale al tempo in cui prestava servizio militare. Ne ha vista di gente passare da Avis; alcuni si sono fermati come volontari anche dopo il limite d’età previsto per le donazioni. Dal suo osservatorio- bar nota che le donatrici sono molte di più che in passato e che i nuovi donatori fanno meno attività di volontariato in Avis. “Ma non è che i giovani siano meno generosi, – chiarisce – è il mondo del lavoro che è cambiato: meno sicurezze, meno tempo a disposizione, più precarietà. È più difficile trovare spazio anche per fare i volontari!”
E poi c’è Damiano, l’ultimo arrivato nel team dei volontari-baristi. Si occupa del bar da un anno perché prima, tra il lavoro, i figli e il nipotino non aveva davvero il tempo di tirare il fiato. Donatore dal 1972, ha incontrato un vecchio amico il giorno in cui è venuto all’Avis per donare e si è lasciato convincere a fare il volontario. Ha la fama di preparare cappuccini molto “coreografici”, belli da vedere e buoni da sorseggiare ma lui si schernisce: “Intanto siamo tutti bravi a fare i cappuccini! E poi il vero merito va agli ingredienti, che sono tutti di ottima qualità: il caffè e il latte che utilizziamo sono di alto livello!”
Anche le brioches, a dire il vero, non sono male. Il bar dei donatori non ha nulla da invidiare a molti locali in centro città.
Scrivi un commento