Su tutto il territorio regionale è attiva dall’estate 2008 una sorveglianza in campo umano e veterinario relativa all’infezione da West Nile Virus (WNV), chiamato anche Virus del Nilo Occidentale, che si è manifestata con casi clinici umani di malattia neuro invasiva nel territorio delle Regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto.

Mappa della diffusione del virusIl virus WNV, genere Flavivirus, fa parte del numeroso gruppo degli Arbovirus; viene trasmesso all’uomo e agli animali (equidi ed uccelli) attraverso la puntura di zanzare infette; il virus non si trasmette da persona a persona, ma solo attraverso la puntura delle zanzare che restano infettanti per tutta la durata della loro vita. Nei serbatoi di infezione (uccelli migratori e animali domestici) il virus può persistere da alcuni giorni a qualche mese. Le zanzare che possono trasmettere l’infezione appartengono al genere Culex, attive solitamente dal crepuscolo all’alba, mentre, quale serbatoio di infezione, sono state identificate oltre 70 specie di uccelli, per lo più passeriformi e corvidi. La malattia da WNV nell’uomo si manifesta dopo un periodo di incubazione variabile da tre a quindici giorni dopo la puntura infettante. La maggior parte delle infezioni decorre in modo inapparente ed asintomatico; qualora siano presenti sintomi, essi possono manifestarsi in forma simil-influenzale (nel 20% dei casi circa). In alcuni rari casi, sono possibili manifestazioni più gravi, a carattere neuroinvasivo, in particolare nelle persone anziane, nei bambini molto piccoli e nelle persone immunocompromesse, per cui la malattia si manifesta come una encefalite o meningoencefalite che può avere decorso fatale. È documentata la trasmissione interumana mediante la trasfusione di sangue e/o emocomponenti ed il trapianto di organi e tessuti.

Mappa della diffusione del West Nile VirusIl West Nile Virus è tra gli Arbovirus maggiormente distribuiti nel mondo essendo presente in tutti i continenti ad eccezione dell’Antartide. Il virus fu isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda dal sangue di una donna con sintomatologia febbrile proveniente dal distretto di West Nile (da cui prende il nome). Dopo il primo isolamento in Uganda, non vi sono state più segnalazioni fino al 1950, quando nel distretto sanitario di Sinbis, in Egitto, il WNV è stato ritrovato nel sangue di tre bambini apparentemente sani. In Europa il primo focolaio si verificò in Camargue nel 1962. Al 1999 risale la prima comparsa del virus West Nile nel continente americano dove dalla città di New York il virus si diffuse in tutti gli Stati Uniti interessando uomini e cavalli, causando anche grave sintomatologia e mortalità negli uccelli selvatici. Successivamente il virus si è diffuso progressivamente sia verso Nord, interessando il Canada, sia verso Sud raggiungendo il Messico, alcuni stati dell’America Centrale, la regione Caraibica e l’America meridionale. Dal 2003, il WNV è considerato endemico nel Nord America. Nei paesi del Bacino del Mediterraneo dagli anni ‘90 è stato registrato un costante incremento del numero delle epidemie associato all’aumento della gravità della sintomatologia. Nel 2010, sono stati segnalati casi umani di Febbre da West Nile in numerosi paesi della Comunità Europea, Romania, Ungheria, Italia, Spagna e Grecia. In Grecia, in particolare, un’importante epidemia ha interessato l’area settentrionale del paese (Macedonia Centrale), con 262 casi umani e 35 decessi. Sono state inoltre segnalate epidemie in Turchia e Russia.

Il primo focolaio italiano risale alla tarda estate del 1998, quando in Toscana si verificarono alcuni casi di WNV clinicamente manifesta in cavalli nell’area circostante il Padule di Fucecchio. Non si verificò alcun caso di malattia nell’uomo. A distanza di 10 anni dalla prima notifica, nell’agosto 2008, l’infezione da West Nile è ricomparsa in Italia nell’area del delta del Po, interessando tre regioni: Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, dove l’infezione è stata in grado di provocare la sintomatologia clinica oltre che negli equidi anche nell’uomo (9 casi di cui 4 con sintomatologia nervosa). È stato allora introdotto il test NAT specifico su tutte le donazioni della Provincia di Bologna e Ferrara, riducendo così al minimo il rischio di trasmissione del WNV tramite la trasfusione di sangue e/o il trapianto di organi/tessuti.

La ricomparsa dell’infezione nell’estate del 2009 in un’area più estesa ha reso obbligatorio l’estendersi delle misure di prevenzione e sicurezza ad un’area più ampia in Emilia-Romagna (fino alle province Parma-Piacenza) e in Veneto (provincia di Venezia). Lo screening delle unità di sangue e organi/tessuti ha identificato per la prima volta un totale 3 donatori di sangue (2 in Veneto + 1 in Lombardia) ed un donatore di tessuti (Reggio Emilia) infetti (con positività alla presenza del virus), mentre l’infezione è stata in grado di provocare la sintomatologia clinica sia negli equidi che nell’uomo: alla data del 06/10/2009 sono stati confermati 16 casi umani di cui 8 in Emilia-Romagna con un decesso, 2 in Lombardia e 6 in Veneto con un altro decesso. Nel 2010 nella nostra regione sono state mantenute le misure di prevenzione e sicurezza nei territori di Reggio Emilia, Modena, Bologna e Ferrara ed è stato eseguito lo screening delle unità di sangue e organi/tessuti dal 15 luglio al 15 novembre.

Anche quest’anno è stata introdotta e confermata una linea di intervento mirata a mantenere, in via precauzionale, un adeguato livello aggiuntivo di sorveglianza dei donatori di sangue residenti nelle aree maggiormente interessate dalla circolazione virale. I dati epidemiologici raccolti dal 2008 indicano che, allo stato attuale, l’entità complessiva del rischio trasfusionale è sostanzialmente modesta, per quanto le rilevazioni epidemiologiche effettuate nelle regioni interessate dimostrino, fino all’estate 2010, una sensibile circolazione del virus in alcune aree. In particolare, da quest’anno, su tutte le donazioni di sangue ed emocomponenti, cellule e tessuti, per le province di Modena, Bologna e Ferrara, viene eseguito il test WNV NAT in singolo, a massima garanzia della sicurezza trasfusionale.

 

Vanda Randi
Direzione Centro Regionale Sangue Emilia-Romagna