Buona adesione in Emilia-Romagna per il test sierologico Covid-19 sui donatori di sangue e plasma. L’indagine rivela una popolazione donante sana, con una percentuale di immunizzati sotto il 3%. Rarissimi i casi di positività.
Oltre 40.000 test covid-19 fatti alle donatrici e ai donatori di sangue e plasma dai primi di luglio a fine agosto. Di questo passo non sarà difficile raggiungere i 100.000 esami sierologici che Avis, Fidas e Regione Emilia-Romagna si sono dati come obiettivo da qui a fine anno per realizzare un’indagine epidemiologica sulla propria popolazione donante. Popolazione che ha, lo ricordiamo, uno degli indici donazionali più alti d’Italia: 62,5 nel 2019, a fronte del 49,4 a livello nazionale.
Il 61% della popolazione dei donatori in Emilia-Romagna ha aderito al test gratuito per riscontrare la presenza di anticorpi del covid-19 nel sangue. Imola e Modena registrano la percentuale di adesione più alta, rispettivamente con 78 e 74 per cento di donatori che hanno accolto la proposta del test congiuntamente alla donazione. È Piacenza la provincia con il minor numero di test effettuati sui donatori di sangue e plasma, che si attesta comunque intorno al 40%. La ragione di ciò sta nel grande numero di tamponi e test effettuati sulla popolazione generale già dalla primavera, poiché quell’area è stata severamente colpita dall’epidemia.
Il quadro fino ad oggi è di una percentuale molto bassa di IgG positivi, ovvero degli gli anticorpi che indicano un’immunizzazione: circa il 3% dei donatori e delle donatrici. Praticamente inesistente è invece il numero dei donatori positivi al covid: con il tampone di controllo è stato rilevato solamente un caso, sempre a Piacenza.
Ovunque in regione le criticità dal punto di vista organizzativo sono state minime: gli esiti di test e tamponi sono arrivati in breve tempo. Con l’avvicinarsi dell’inizio della scuola e la ripresa di molte attività si prevede però un significativo aumento dei tamponi da effettuare e refertare, e un conseguente allungamento dei tempi qualora un donatore sia risultato positivo e debba quindi sottoporsi al tampone di conferma. L’attesa dell’esito del tampone non è considerata malattia dalla previdenza nazionale e molti lavoratori si vedono costretti a prendere ferie o permessi per rispettare l’auto-isolamento fiduciario aspettando il referto.
Per questo consigliamo ai donatori che si recheranno ai centri prelievo nel mese di settembre di rimandare il test sierologico alla donazione successiva per non rischiare di dover attendere più a lungo del necessario. Potranno cogliere l’opportunità con la donazione di dicembre, poiché l’indagine epidemiologica si protrarrà fino alla fine del 2020. Nessun ritardo ipotizzato invece per i test programmati con le donazioni da ottobre in poi.
Ricordiamo che donare sangue e plasma non è veicolo di infezione da coronavirus, e che ogni punto di raccolta si attiene rigidamente alle disposizioni su distanziamento e sicurezza.
IgM: gli anticorpi che indicano un’infezione recente.
IgG: gli anticorpi che indicano un’immunizzazione
Non sappiamo ancora con esattezza se l’immunità al coronavirus SARS-CoV-2 sia per sempre, o se sia possibile re-infettarsi. Non sappiamo ancora con precisione quale sia la capacità di infettare degli asintomatici.
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